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Antonio Dalla Valle

Nasce a Cles (TN) nel 1939. La modalità di lavoro di questo artista è complessa e estremamente affascinante, in quanto utilizza tecniche e materiali di diverso tipo. Nel 1997 Antonio ha iniziato a frequentare l’atelier lavorando prevalentemente con biro e pennarelli su fogli 70×100. Le carte che realizzava venivano piegate e poste all’interno della sua “preziosa” borsa che da sempre contiene tutte le cose a lui più care e il materiale che gli serve per il suo lavori.

Dopo un anno circa di lavoro e di consolidamento della nostra relazione artistica, Antonio ha accettato di lasciare in laboratorio frammenti delle sue produzioni grafiche, con le quali io ho realizzato un libretto che gli ho dato. Tale gesto è stato interpretato da Antonio come un rinforzo della nostra relazione e come risposta concreta della fiducia che lui mi stava dando.In seguito il suo “codice” prende forma all’interno di quaderni che vengono scritti completamente o in modo parziale, lasciando fogli bianchi, pause di riflessione, che a volte restano sospese su un segno o su una lettera.

Questi stessi quaderni, dopo essere stati scritti e disegnati, vengono a volte raggruppati e ricoperti interamente di nastro adesivo trasparenente in modo da formare un solido di informazioni, che non possono essere più viste da nessuno una scelta importante, è stata quella di dedicare in laboratorio uno spazio tutto per lui, dove potesse lavorare tranquillo. In questa fase di organizzazione degli spazi, ricordo di averegli proposto la costruzione di un sacco dove poter mettere la sua borsa, e lui mi fece un cenno di assenso. Durante il mio lavoro di cucito mi osservava attentamente ed era compiaciuto che io gli avessi dedicato tempo e lavoro. Finito il sacco, ha accettato di mettervi la sua borsa e lo ha usato fino a quando si è rotto.

Adesso ha una sua stanza dove lavora ogni volta che viene in laboratorio e da poco ha cominciato a caratterizzarla con scritte sui muri. I primi lavori di scultura che Antonio ha realizzato erano non più grandi di un accendino, piccoli parallelepipedi in plastica trasparente, dove stipava tutti i frammenti di materiale che rinveniva durante la giornata.

Naturalmente questi lavori sono andati distrutti dallo stesso artista quando ha ritenuto concluso il suo lavoro, in un processo che assegna alle cose un tempo di vita. Col passare del tempo la scultura si è sviluppata per fasi che si possono generalmente definire attorno ad alcuni temi “portanti “. Gli obelischi sono costruzioni in cartoncino realizzate partendo da un bristol formato 70×100 che veniva interamente scritto da entranbi i lati e poi arrotolato e ricoperto di nastro adesivo trasparente: questi moduli venivano incastrati uno dentro l’altro, formando gli obelischi (documentati nel gatalogo ArteOltre). Un altro materiale usato dall’artista è il plexiglas sottile con il quale realizza cubi, partendo da moduli di forma quadrata che io gli preparo e che in un secondo tempo lui compone, inserendo al loro interno parti scritte. Tutti questi passaggi hanno permesso ad Antonio di sviluppare un’attenta ricerca sui volumi e sulle forme arrivando a identificare una serie di conteniori adatti ad ospitare, conservare o depositare scritti, effetti personali o materiale di riciclo.

A questo proposito vanno ricordate le griglie, costruzioni elaborate che sono formate da uno “scheletro” di base che col passare del tempo si anima di un’infinità di materiali (l’opera vive con lui); la costruzione può durare anche dei mesi, (una di queste importanti sculture è conservata nell’esposizione permanente della manica Lunga). In questi ultimi anni Antonio ha consolidato l’utilizzo di alcuni materiali per lui importanti: quaderni, plexiglas, pennarelli. le ultime sue opere sono palle di stoffa formate da pezzi di fettuccia, spago, ritagli di stoffa ecc. annodati uno all’altro, a volte lunghi anche 30 m; il termine del filo è caratterizzato da una forma ottenuta dalla fusione di pennarelli di scarto. Queste opere vengono srotolate dall’artista all’interno del giardino della fondazione dove abitualmente passa i suoi pomeriggi.